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È uscito il nuovo numero del quadrimestrale di Start Magazine (Novembre 2020 – Febbraio 2021)

 

La risposta dell’Europa alla crisi pandemica è un patto digitale, una scommessa sul rilancio delle economie e delle società attraverso profondi investimenti nella digitalizzazione di infrastrutture e processi amministrativi e industriali. I meccanismi messi in campo segnano tuttavia, al tempo stesso, un possibile salto di qualità nelle politiche dell’Unione e i limiti delle sue attuali complesse procedure. L’originario entusiasmo per pacchetti come il Recovery Fund, il Mes, i fondi Sure non è durato così a lungo da evitare che gli stessi Stati che li avevano faticosamente approntati. li complicassero nella fase di completamento. Fino all’ostruzionismo finale di due membri (Ungheria e Polonia) che rischia di dilatarne i tempi di applicazione. A questo si accompagna, e quasi si sovrappone, il nuovo ruolo assunto dalla Banca Centrale Europea, maturato nel corso di tutte le crisi degli Anni Dieci e consolidatosi in quella sanitaria attuale.

A questo scenario il quadrimestrale Start Magazine dedica il suo ultimo numero del 2020, un anno che resterà come spartiacque tra un prima e un dopo la pandemia. “Digital Europe”, questo il titolo della rivista (Novembre 2020-Febbraio 2021), può essere considerato come il secondo capitolo di una trilogia dedicata alle trasformazioni globali determinate dall’impatto del virus: dopo aver indagato quattro mesi fa i mutamenti a livello dei grandi blocchi mondiali e dei paradigmi economici, ci si concentra ora sui cambiamenti nel nostro continente. Gli autori sviluppano le analisi lungo due direzioni: il rimescolamento delle carte e dei rapporti di forza nell’Unione Europea (con focus specifici su Germania, Francia e paesi Visegrad) e le strategie di investimento necessarie per lo sviluppo della digitalizzazione, che impegneranno gli sforzi pubblici degli Stati e quelli privati delle imprese. Sul tema digitale, Unione Europea e paesi membri (Italia in testa) hanno molta strada da percorrere per recuperare il ritardo con i grandi player globali dell’America e dell’Asia.

Infine riflettori sull’Italia, cui gioverebbe un’approccio all’Ue di stampo pragmatico, sganciato dalla contrapposizione ideologica tra euro-convinti ed euro-scettici, e a cui spetta ora il compito di utilizzare al meglio le leve offerte dall’Europa: impegno nient’affatto scontato, come dimostra la non esaltante tradizione di difficoltà nell’utilizzo dei fondi europei. Ma anche dalla nostra capacità di non fallire questa occasione dipenderà la possibilità di costruire un’Europa più coesa e migliore.

Hanno contribuito con interviste o articoli Alessandro Alviani, Alessandro Carpinella, Lucio Caracciolo, Giusy Caretto, Jean-Pierre Darnis, marcel Fratzscher, Emilia Garito, Stefano Grazioli, Enrico Letta, Paola Liberace, Alessandro Napoli, Ferdinando Nelli Feroci, Gianguido Piani, Francesco Saraceno, Matteo Tacconi, Michele Valensise, Lea Zicchino.

Le interviste sono state realizzate da Alessandro Albanese Ginammi, Uski Audino, Michele Guerriero, Giuseppe Mancini, Chiara Rossi, Maurizio Stefanini, Ubaldo Villani-Lubelli.

 

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